jueves, 30 de noviembre de 2006

Il catalanismo non basta più come collante sociale né come grimaldello politico

Lorenzo Zamponi: L'unico vero elemento di novità di questa contesa elettorale è stato il 3,04% raccolto da Ciutadans, piattaforma civica lontana dai partiti tradizionali, che è riuscita a erodere voti soprattutto ai socialisti. Se le posizioni liberali e anglosassoni di Ciutadans possono aver avuto buon gioco contro una classe politica logorata, grazie all’utilizzo di ingenti dosi di antipolitica e senso comune, l'affermazione del nuovo soggetto politico si deve soprattutto al suo atteggiamento nei confronti della questione territoriale: Ciutadans non è catalanista. Difende il bilinguismo, attacca le eccessive rigidità imposte dalla politica culturale dei nazionalisti e di ERC, sostiene il diritto ad esprimersi in castigliano (quello che noi chiamiamo spagnolo) in ogni sede, anche nel parlamento della “Generalitat”. Posizioni eretiche, in un contesto in cui i politici catalani si esprimono in catalano anche ai microfoni delle tv nazionali. Ma posizioni che hanno trovato terreno fertile non solo tra i numerosi immigrati da altre regioni, che si sentono discriminati dalla politica linguistica della “Generalitat”, ma anche tra una certa base socialista tradizionale, che ha mal digerito la virata in senso catalanista degli ultimi anni.

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